Packaging Officina dei Sapori

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Packaging Officina dei Sapori

Sono stato contattato dal ristorante “Officina dei Sapori” per proporre qualcosa di innovativo ma al tempo stesso “amichevole” per i loro clienti. Subito carico di entusiasmo, mi sono messo all’opera per trovare un prodotto molto particolare e che rispecchi la filosofia del ristorante.

Dopo vari incontri con Giacomo e Francesco siamo arrivati a creare un pack:

  • innovativo
  • ecologico
  • funzionale
  • distintivo

In questo progetto abbiamo utilizzato una carta che rispetta l’ambiente, inserito delle informazioni su come “introdurre” i nostri clienti ad una filosofia del risparmio ecologico ed infine lavorato molto sulla ricerca dei contenitori di alimenti riutilizzabili anche a casa.

Qui di seguito un articolo tratto da “Cronaca Eugubina”

 

 


“L’idea ci è venuta la scorsa estate, quando abbiamo iniziato ad avere una costante affluenza di clienti stranieri nel nostro ristorante, i quali, a fine pasto erano soliti chiederci di preparargli una scatola con quanto avanzato del loro pasto”
(Francesco e Giacomo)

GUBBIO – Dopo il primo anno di attività, l’Officina dei Sapori, ristorante cittadino aperto dai due giovani Giacomo Ramacci e Francesco Palermo, lancia una nuova iniziativa alla propria clientela e lo fa attraverso uno degli argomenti che più ci sta a cuore negli ultimi anni: lo spreco alimentare.

Sprechi di cibo nel mondo

I dati ormai parlano chiaro: nel mondo vanno perse circa 1,3 milioni di tonnellate di cibo perfettamente commestibile. Si tratta di oltre la metà del raccolto annuale di cereali, un terzo circa della produzione totale di cibo.

Un quantitativo tale da sfamare gli 868 milioni di persone che soffrono la fame nel mondo (dati Fao, che certificano che 670 milioni di tonnellate l’anno di alimenti in ottimo stato vengono buttate nella spazzatura). L’Italia fa purtroppo la sua parte. Secondo la Coldiretti oltre 10 milioni di tonnellate vanno sprecate ogni anno nel nostro paese, con una perdita economica che ammonta a circa 37 miliardi di euro.

L’iniziativa dei due giovani ristoratori

“L’idea ci è venuta la scorsa estate, quando abbiamo iniziato ad avere una costante affluenza di clienti stranieri nel nostro ristorante, i quali, a fine pasto erano soliti chiederci di preparargli una scatola con quanto avanzato del loro pasto.

Abbiamo sin da subito cercato di soddisfare questa richiesta con i più comuni contenitori di alluminio, ma ben presto ci siamo resi conto che stava diventando una consuetudine ed era per noi importante offrire un servizio adeguato a questa clientela già istruita. Ed è proprio grazie a quest’esperienza che abbiamo deciso di estendere e ampliare il progetto a tutti”.

I “doggy bag”

“Sono dei contenitori dove i gestori del ristorante possono raccogliere il cibo avanzato, cosi da poterlo mangiare a casa o darlo al cane, come suggerisce il suo nome inglese. Le ‘doggy bag’ rappresentano un modo utile e costruttivo di concepire ciò che rimane sulla propria tavola a fine pasto, un’abitudine che in paesi come l’America è già ormai uso e costume radicato, e che in Europa sta crescendo sempre di più.

Ormai da tempo le campagne sociali anti-spreco si battono contro le inquietanti statistiche alimentari, attraverso importanti iniziative come il progetto “Il buono che avanza”, sposata dai grandi chef stellati come Davide Oldani e Pietro Leemann, i quali nei loro ristoratori si impegnano semplicemente a proporre, a chi non ha finito il proprio piatto o il proprio vino, di portar via quanto avanzato in un simpatico sacchetto in carta riciclabile”.

La scatola pensata da Giacomo e Francesco, con la collaborazione di Roberto Camilloni, è stata anch’essa studiata secondo due logiche: “Da un lato troviamo un pack funzionale al trasporto, poco ingombrante e soprattutto di facile riutilizzo nel proprio ambito domestico. Dall’altro sia la scatola che i suoi contenitori interni sono stati realizzati con materiale riciclato, certificato. Abbiamo appositamente inserito dei messaggi nella scatola esterna per rendere ancora più consapevoli i nostri clienti sull’utile gesto compiuto; indicazioni che abbiamo sintetizzato in 4 concetti fondamenti: riusa, riduci, ricicla, rispetta.”

L’iniziativa porta il consumatore ad approcciarsi con un significato differente del cenare fuori casa, ovvero andare al ristorante può diventare un’azione attenta all’ambiente, alle risorse naturali, all’economia, un segno di civiltà volto alla riduzione degli sprechi e che può essere un insegnamento positivo per le nuove generazioni.

La Redazione